scarica il testo
Clicca qui per stampare o seleziona File-Stampa dal browser

Orizzonti: Prose a 360°

a cura di Massimo Acciai




Suggestioni setate. Concetto cangiante di prose a tutto tondo che può dunque comprendere in sé ogni lemma critico, saggistico, narrativo, artistico. Velate, estese, realtà ed irrealtà che si plasmano per i nostri sensi. Nebbie di un arcobaleno che ci seduce e insieme ci rende sempre attivi lettori di fragili, stabili contingenze. Pregiati scorci di un volgersi, attraverso la materia, a ciò che si cela dietro, allo scandaglio dell’anima sempre in fuga, restia ad una valutazione univoca... SDS.

 

 

4. Sogno

 

Non ricordo bene. Sensazioni, quelle sì, ma vaporose. Una specie di cinema, un’immensa galleria, forse una cattedrale. Uno spazio caldo e affollato, ma aperto verso l’alto. Colonne di marmo che si alzano  solenni. No, solenni no. Oscure. Il buio era denso di respiri. Uscii. Era quasi notte. Le ombre si proiettavano lunghe sull’asfalto. Qualcosa di familiare nell’aria, nelle case solitarie. Come il mio vecchio paese, ma non proprio. No, ero altrove. Mi voltai indietro. C’erano due bambini accanto ad un giardino. Piccole figure contro il riverbero arancio. I capelli scompigliati dal vento. Uno dei due, il più piccolo, corse verso di me. Capelli neri, lisci. Guance paffute. Occhi grandi e marroni. Non più di dieci anni. Mi abbracciò stretto, quasi soffocante. Lo conoscevo. Meglio, lo riconoscevo. Amici, un tempo remoto. Un abbraccio profumato. Mi sembrò naturale. Non so perché. Un dettaglio mi sfuggiva. Un piccolo dettaglio. Io non lo strinsi. Passivo, straniato. – Scusa – dissi – L’ultima volta non ti ho riconosciuto, sei cambiato moltissimo. Ma… – Piangeva. Compresi subito perché. Ricordo le sue lacrime calde. Lo spazio si chiuse su di noi, come una cupola di stelle. – Perché piangi? – chiesi comunque. – Vivo solo in un ricordo, in una fantasia, in un sogno. – Mi svegliai. [28/04/01]

 

37. Caffè

 

È strano, per me, alzarsi alle quattro di mattina, o per meglio dire di notte. Il letto ancora caldo e l’odore familiare della stanza sembrano trattenermi da un salto verso altri climi e altri odori ignoti. Il caffè preparato nel silenzio della casa – mia madre non si è ancora alzata, ma al momento della partenza sarà pronta sulla porta per salutarmi con troppi opprimenti consigli. Ci sono sempre mille cose da fare prima di una partenza, e la paura di averne dimenticata anche una – una paura che è certezza matematica – è una contrattura quasi dolorosa allo stomaco. [05/08/03]

 

 

239. Il momento perfetto

 

Il cielo è sereno. Ho una maglietta a maniche corte sotto il bomber. Cambio treno a Bologna. Tutto preciso. Leggo un romanzo di Mishima, Confessioni di una maschera, ottimo all’inizio ma poi perde d’interesse. Arrivo alla stazione di Rimini alle 10.39, in perfetto orario, ma poi aspetto 40 minuti alla fermata dell’autobus per un 2B che non arriva mai. Sono molto scocciato. Arrivo infine all’Hotel Villa Maris verso le 11.40, avrei fatto molto prima a piedi, viaggio anche leggero visto che non so se rimango per la notte o parto stasera. Scendo alla fermata proprio davanti all’albergo. Dall’esterno si presenta bene: modesto ma simpatico e vicino alla spiaggia. Mi domando se riuscirò a farci un salto, anche se so benissimo che sono qui per lavorare, a spese della IEJ, e non per il mio divertimento. Entro in un salone da pranzo vuoto. Un tizio mi chiede se sono esperantista, quindi mi indica una scala che scende nel seminterrato dove, in un salone attorno ad un tavolo, è riunito l’estraro neo-eletto a Savona. Mi salutano tutti, Ginetta con un bacio sulle guance. Lei è la presidentessa e sa il fatto suo. Miklós, che non rivedo dal festival di Fenestrelle, è molto cambiato. Dopo tre ore di estrarkunsido me ne vado sulla spiaggia. Si è rannuvolato, tira vento e la temperatura è scesa, ma col bomber si sta bene. Sono anni che non vedo una spiaggia da così vicino. Non c’è nessuno, molto tranquillo. Mi distendo su una sdraio solitaria. Adesso – alle 16.42 – provo un grande senso di pace, di contentezza, che non provo da anni. Mi sento davvero in pace con il mondo, cullato dalla risacca, accarezzato dalla brezza; un momento perfetto che durò appunto un momento, poi si andò piano piano spegnendo nelle ore successive. Sentivo in quel momento che tutto andava bene, che non c’era un solo pensiero negativo. Pensai quasi quasi mando un sms alla Chiara, ma poi non lo feci perché tanto il suo cellulare non riceve mai i miei messaggi. [17/05/03]

MA.


Pagina 1 di 1