P: Tutto ciò che è anticonformista è passionale per me. E così è
stato e, seppure molto attenuato, lo è ancora. La politica, gli ideali,
l’amicizia. Ma anche la passione amorosa. Oggi forse tendo più ad oggettivare
le mie emozioni ed i miei sentimenti. Cerco di uscirne fuori per osservarli
meglio. Oggi sono molto meno passionale di ieri. Tuttavia mi sforzo di essere
il meno conformista possibile nel pensiero. La mia simpatia è sempre andata
incontro ai perdenti, a chi la storia non ha potuto scriverla. In fondo anche
la passione per una donna è qualcosa di simile. Bataille scriveva che
paragonato al non-amore, l’amore è debole e non ama.
I:
Quanto conta il successo, l’essere apprezzati in ambito letterario, i
riconoscimenti?
P: Chi mi conosce sa che sono permaloso di natura. Tuttavia, stando
nell’ambito dei miei testi, ti dico sinceramente che bado soltanto al giudizio
delle persone che stimo. So perfettamente di non essere un “poeta”. Forse, a
volte, me la cavo nello scrivere, ma questo non basta.
I:
Fai anche un lavoro ed uno studio altro rispetto al percorso artistico? Come
valuti quella parte della tua vita? Come la vivi?
P: Insomma chi sono? Ho visto la luce nel 1962, vivo sulle sponde
del lago d’Orta, da 15 anni gestisco una libreria antiquaria (anche se non so
ancora per quanto), sono separato ed ho due figli. Sono questo. Tutto qui.
Questo è il percorso artistico della mia vita.
I:
A cosa o a chi pensi per sentirti meglio durante un momento difficile? Ed al
mattino? Cos’è che ti dà la percezione di essere al sicuro?
P: Sarò brevissimo perché non ho voglia o non sono capace di
confrontarmi pubblicamente con quegli aspetti che in modo più profondo
determinano l’esistenza. Se fai caso nei miei testi le parole morte, Dio,
anima, ecc. non compaiono mai. Posso solo dirti che vorrei recuperare la
necessità della “fede”. Credo in Dio, ma non sono così certo di crederci
onestamente.
I:
Come descriveresti le esperienze e gli incontri umani che hai avuto in ambito
letterario?
P: Risalgono tutti agli anni ’80. E fra tutti ricordo
quello con Caproni a Roma durante la premiazione ad un concorso di poesia. Ne
rimasi fulminato. Compresi la fisicità di un poeta. L’esilità della forma
dentro la grandezza della parola. Smisi di scrivere per 10 anni.
I:
C’è un qualcosa che consideri come sogno o approdo per la tua carriera di
scrittore?
P: Oddio, carriera…. Costituisco l’antitesi della carriera. In ogni
ambito della mia vita.
I:
Ti piace la primavera? A cosa la associ? Come si modificano, se si modificano
le tue percezioni al profumo della naturale attesa del rigoglio naturale?
P: Sai è strano? E’ vero, amo la primavera, tuttavia nei miei testi
che suggeriscono un’ambientazione temporale prevale l’estate. La stagione più
insignificante ed esplicita, ma dove tutto pare accadermi. E forse non è un
caso. Ricordi la stanza nel paese senza case?
I:
Dimmi le prime tre parole che ti vengono in mente associate invece alla parola
stress...
P: Sono una persona ufficialmente stressata, ma ufficiosamente
serena. Vivo in un piccolo borgo abitato da 400 persone. Mi affaccio sulla più
mistica isola tra quelle ospitate dai laghi italiani. Lo stress nasce da
periodiche esigenze di recarmi in luoghi dove la gente si versa a fiotti.
Precipitare nella realtà di tutti i giorni. La serenità mi arriva dal respiro
del mio lago.
I:
Esiste secondo te la normalità? E’ auspicabile? come ce la descriveresti? Quali
sono tre aggettivi che ti senti di associare ad essa?
P: La normalità è avvicinarsi il più possibile a quello
che ci sembra di essere. Non capisco quelle persone che si devastano, si
frantumano nello sforzo di essere ciò che vorrebbero essere. Riuscire
nell’impresa di essere ciò che si è costituisce il traguardo più prodigioso di
un individuo.
I:
Hai fiducia nel mondo editoriale odierno, pensi che alla fine le opere di
valore abbiano modo di emergere?
P: Sarò banale, ma rispondo di no. Anche se dovrei aggiungere che il
“valore” letterario è estremamente soggettivo. E quindi oggettivamente
inqualificabile. Passerei ore a rileggere un testo, sino ad aprirlo, che ne so,
di Corrado Costa, ma dopo una doverosa lettura istituzionale di Montale
lascerei il libro in un angolo remoto della mia libreria. Questo non è un
giudizio. E’ una manifestazione che non può essere messa in discussione di
affinità ed appartenenze soggettive.
I:
Ti spaventa la solitudine, di cosa si compone in te?
P: No, non mi spaventa affatto. Anzi. La mia vita quotidiana si
divide in momenti diversi ed opposti. Periodi in cui mi chiudo in una stanza,
non rispondo al telefono, non leggo giornali, né guardo la tv. Periodi durante
i quali trascorro tutto il mio tempo libero fuori, con gli amici o sulle sponde
del lago trasformate in lungomari o tra le vie di qualche città fasciate da
vetrine e insegne pubblicitarie. Sono momenti diversi di un’unica pellicola.
I:
Com’è una tua giornata tipo?
P: Lasciami sorridere… C’è una frase che mi assilla: certe mattine di fine giornata. Non
domandarmi nulla della mia quotidianità. Questa appartiene ad altro, ad altri.
E comunque è piuttosto banale.
I:
Fammi tu una domanda. Quello che vuoi... Mettimi pure in difficoltà, se vuoi…
P: Mi piacerebbe chiederti perché proprio io, qui, sottoposto alle
tue domande, a questi coni di luce della
tua voce.
I:
Perché ho la presunzione di intuire,
anche da pochi brani letti, quando uno
scrittore è un artista. E se lo è, e tu lo sei, anche se non lo credi o non ti
piace questo incasellamento, tutto ciò che gli appartiene diviene come magico e
oggetto di affascinante indagine per chi poi vorrà cercare di penetrare i suoi
testi (anche se per la mia modesta critica appostala tuo libro, l’intentio
auctoris non ha nessuna importanza, un’opera d’arte per me è tale
indipendentemente dal significante che le voleva attribuire l’autore e proprio
in virtù della sua autonoma polisemia, ma per me come donna che ti legge è
diverso) e penso, per chiunque dotato di una minima sensibilità in genere.
(Alcuni lettori di Porpore, sai, mi confidano che si soffermano precipuamente sulla
parte della messa a nudo che queste mie scabre domande vorrebbero indurre…).
I:
C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dirmi?
P: Non mi hai chiesto “che libri stai leggendo?” e poiché due dei
tre che stanno sparpagliati sulla mia scrivania, e che mi stanno, pur nella
loro diversità, seducendo, li devo al suggerimento di due persone (di cui non
farò il nome, ma loro sanno) desidero qui ringraziarli, sappiano che la mia
stima verso di loro ha la medesima statura della conoscenza che loro hanno di
me. I libri sono: “Trilogia della città di K.” di A. Kristof e “Lascia che
guardi” di M. Maddamma. Di mio invece sto leggendo “Tango per una rosa”
dell’amica Laura Pariani, una trasvolata, immaginaria e tattile, sulla
superficie di Saint-Exupéry.
I:
Cosa pensi di questa intervista?
P: Quando mi hai proposto un’intervista pensavo ad una consueta
perlustrazione nei dintorni dell’esperienza poetica e della poesia. S’è
rivelata tutt’altro. C’entravo io. Abitualmente pongo una pagina davanti a me
ed uno specchio alle spalle. Tu hai invertito la disposizione degli oggetti.
I:
Hai ancora dei sogni? Ne possiamo intravedere uno...
P: Scrivere e chiudere nel cassetto una cosa di 4-5 righe. Quel capolavoro che accade a tutti noi nella
vita una sola volta di creare, in un giorno qualsiasi, senza che noi nemmeno ce
ne accorgiamo.
(SDS e
PMG).
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA
Pier Maria Galli è nato nel 1962 e risiede a Orta San Giulio (Novara).
Ha pubblicato su diverse riviste tra cui Fiera, Il Segnale, Bloc Notes, Alla Bottega, ecc. e nell’antologia Discorso Diretto (Ed. Canova). Le raccolte: Indizio (Ed. TAM TAM, 1987), Dilogia (Ed. del Leone, 1987), La parola, oltre i segni (Ed. Forum/Quinta Generazione, 1988), L’istinto delle cose (Ed. Forum/Quinta Generazione, 1989), Basso paesaggio (Quaderni di Poesia del Gruppo Fara, 1989), Di un tu e quasi noi (Ed. del Leone, 2005) e Ottanta piccoli studi da lavandino (Ed. I figli belli, 2005).
Per chi volesse mettersi in contatto con Pier Maria Galli per motivi artistici o di reperibilità dei suoi testi può scrivere direttamente all’autore,
Email: bifzf18@yahoo.it
Blog: cantiere.splinder.com
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