MARINA FULGERI
LIGHT DISLOCATION
2006
nastro luminescente, velcro
dimensioni ambiente
Contingenti, provocatorie, frizzanti, pregiate e
sensoriali catene mentali e visive, di prospettiva sull’arte contemporanea. Una
critica sempre appassionata e luminosa che ci condurrà nei microcosmi della fluente
ed infinita bellezza dell’arte fra il gioco sapiente che Rossella conduce su
ambigui cristalli specchianti, attraverso un’ elegante, rugiada critica.
La sua sensibile, coinvolgente, attenta ed affilata
facoltà indagatrice, ci trasporterà in universi concettuali e visivi simili a
viaggi spaziali tra realtà ed irrealtà.
Questa rubrica rifulge di un arcobaleno intrinseco
grazie alla sua autrice che ci lascia il battito di un respiro perché
introiettiamo quesiti esistenziali e non solo. SDS.
MARINA FULGERI
No Limits, 2005
stampa fotografica
70x100 cm ciascuno
La poetica della luce.
Marina Fulgeri
Marina Fulgeri opera sui richiami generati dalla
percezione luminosa.
La luce è il mezzo tecnico attraverso cui l’artista
interviene sulla realtà. Essa permette di sopraelevare sensatorialmente porte,
aperture, oggetti. Contrasti concettuali, esteticamente perfetti.
Marina Fulgeri ha presentato nel mese di
gennaio 2006 tre nuovi progetti istallativi. Con LIGHT PERCEPTION, opera
collocata nella parete esterna di Palazzo Re Enzo all’interno della
manifestazione Bologna Art-First svoltasi dal 27 gennaio al 26 Febbraio 2006,
l’artista indaga l’alternanza fra due realtà intermittenti, la chiusa parete
del palazzo e le aperture luminose.
Ridisegnato con un filo di luci, il
limite esterno di due porte che non esistono si staglia davanti agli occhi del
passante distratto: “La percezione luminosa (Light Perception) è ciò che ci
permette di vedere una cosa a discapito dell’altra”, cosi Marina Fulgeri
parla della sua opera. In effetti, il filo di luci, con cui l’artista lavora, è
generalmente utilizzato per le luminarie natalizie, ma è qui scaricato del suo
elemento decorativo. Nella moderna città, gli abusi festivi lo hanno saturato
facendoli perde una parte della capacità insita della luce di sottolineare dei
profili che indichino identità. E’ pertanto possibile identificarlo come una
simbologia percettivamente annullata. L’istallazione pone l’accento su
una parete vuota, laterale, nella quale viene inserito un elemento
architettonico inesistente: una apertura che non esiste ma proprio per questo
chiede una riflessione da cui ripartire per ripensare il modo in cui la nostra
percezione si è abitua a vedere la realtà. Ma è anche, attraverso l’accensione
intermittente, una sovrapposizione di due realtà che coesistono mentre si escludono,
la luce crea ma nega, le porte esistono e non ci sono più.
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