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Sonde Luminose:
Uno sguardo critico e poliedrico sulla cultura e sull'esistenza





Un’analisi sempre lucida ed impietosa sugli anelli fallacemente saldati, su ciò che “non tiene” oltre l’apparenza, nella catena significante dell’esistenza e della cultura contemporanea, per una risemantizzazione dell’esserci sociale ed individuale. Indagini svolte dal vertice pregiato, di un sapiente saggista ed artista insieme. SDS

 

 

 

SUL CONFORMISMO DI SINISTRA

di Fulvio Abbate

Roma, Alberto Gaffi Editore, 2005   www.gaffi.it

pp. 75, euro 4,00

 

Iniziamo dalle basi minime: si dice conformista uno che si conforma, uno che assume la forma del contenitore, dei contenitori esterni. Sinonimi possibili: conformazione, taglie conformate, conformità, copia conforme, cominform, ecc. ecc.

  Fulvio Abbate è da sempre un attento osservatore della realtà sociale e culturale del nostro Paese. Scrittore e giornalista, la sua matrice ideologica è segnata in modo profondo dal pensiero di Pier Paolo Pasolini, di cui è un grande conoscitore e studioso. Questa volta la sua attenzione si concentra su una tipologia ben definita: quella del conformista, o meglio, del conformista di sinistra. Da comunista deluso e cinico Abbate analizza con acume critico e amaro sarcasmo ciò che potremmo definire l’esteriorità attuale di colui che appartiene alla suddetta categoria. L’agile libello descrive bene i nostri tempi camaleontici e confusi.

 Il conformista appare perfettamente integrato nel sistema, di cui si limita a criticare solo la superficie. L’incapacità di proporre idee valide e concrete rende questa figura ambigua e, cosa ancor più grave, innocua.

 Quello di Abbate è un vero e proprio pamphlet, caustico e divertente, scritto da chi ha smesso di sentirsi compiutamente comunista “in un punto esatto del tempo e della storia: nel tardo pomeriggio del primo maggio 1972”. Al lettore curioso lascio il gusto di capire il perché.

La penna del giornalista palermitano si scaglia contro il conformista di sinistra, reo di aver abdicato al suo compito primigenio: tagliare la testa al re, dunque a preti e padroni.

Quali sono i  suoi modelli? Carla Bruni, Isabella Rossellini e Donatella Versace (sic).

 Lo scrittore si abbatte su tutti, perfino su totem indiscussi come Nanni Moretti e Roberto Benigni.

Emerge dunque una sinistra annacquata, superficialmente girotondina, che al massimo riesce a scandalizzarsi per l’atteggiamento osceno di Berlusconi o per la stupidità della televisione e dei suoi reality show. Conformismo quindi come anticamera dell’omologazione.

 Nel caso del conformista, colui che si “conforma”, c’è di mezzo quasi sempre il calcolo della partecipazione, talvolta acefala, o più spesso interessata, all’esistente. Il conformista non accetta che lo si possa scambiare per qualcos’altro, per un irregolare, il conformista quando può veste bene, meglio, veste “nei limiti”, giacca e cravatta: basta vedere una cena con centinaia di persone decisamente in vista di sinistra, o giù di lì, per rendersene conto. Pur non rinunciando all’equivoco della sua professione di progressismo o addirittura di alterità culturale. Il conformista ha un animo poliziesco, sì, da guardiano, crede nel controllo sociale fermamente.

Ce n’è proprio per tutti, per la RAI e MEDIASET sul “caso” Bonolis, o per coloro che nel 2001 al Circo Massimo incensavano Sergio Cofferati e che subito dopo lodavano senza senso la scelta controcorrente dell’ex segretario della Cgil di candidarsi a sindaco di Bologna.

Esemplare appare la parte dedicata a La meglio gioventù, il film di Marco Tullio Giordana osannato dalla critica e dal pubblico, ma che non sfugge al microscopio dello scrittore, il quale arriva provocatoriamente a paragonarlo, nel suo semplicismo contenutistico- narrativo e nelle inesattezze storiche, a Un posto al sole.

L’ironia feroce di Abbate trova il suo apice nel brano riservato a Tonino Guerra, dove si deride lo stupido entusiasmo del conformista di sinistra di fronte all’exploit del poeta romagnolo nel pianeta della pubblicità. “Gianni! Non può morire l’ottimismo, è il profumo della vita”.

Piace infine sottolineare come questo pamphlet sia dedicato ai poveri che non hanno mai sognato di diventare ricchi, a quella che Pier Paolo Pasolini, insieme a Paolo Volponi, chiamava “l’umile Italia”.

Il pamphlet di Fulvio Abbate merita un’attenzione particolare. Ci viene presentata una tipologia della sinistra che non si vorrebbe mai e poi mai vedere, eppure esiste e si espande sempre più a macchia d’olio. Forse questo libro può contribuire a risvegliare quelle menti rimaste troppo tempo sopite.

ADI.


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