Turchese: l’intenso sapore della nebbia sulla riva
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Una
lama nell’aurora del midollo, il dover essere, senza poter mai fuggire,
solo corpo, anima, individui... Intensità emozionale da due eterogenee, stimolanti
prospettive, agglomerata ognidove per le nostre menti. Inquieta levità. Mondi speziati,
rari, preziosi per le gemme di percettività friabile che scendono fra i sensi.
Crepuscolare canto di seta alla feroce
bellezza dell’esserci, sfiorandosi ancora e ancora in una danza lucente-abrasiva.
Incoercibili,
vivaci spartiti poetico-narrativi. SDS.
Di Cecilia Ranfagni
Nella
mia vita precedente, ero un lottatore di sumo. Greve, grasso e sudato, centottantacinque
chili circa, col mio minuscolo perizoma rosso fra le grosse chiappe piene di
buchi di cellulite, i radi capelli raccolti in un codino unto e bisunto, e
quando affrontavo i miei avversari intonavo sempre, prima del combattimento, il
canto propiziatorio dei miei avi, tutti lottatori di sumo. Questo nella mia
vita precedente. Adesso, nella mia vita attuale, sono una ragazza bionda
fragile e delicata , e leggermente zoppa ad una gamba, peso cinquantacinque
chili, ho la grazia di una libellula, anche se un po’ traballante, e tutti,
dico tutti, gli uomini ai miei piedi; sì, eccetto uno, uno che di mestiere fa
l’ingegnere bio-meccanico e non si accorge di me se non quando lo stresso, uno
che sta con una violoncellista russa che va ancora al liceo, uno che di solito
passa sopra a tutto; uno che mi piacerebbe rincontrare nella mia forma precedente,
quella del lottatore di sumo: allora altro che snobbarmi, altro che passar
sopra a tutto, altro che! Io, lottatore di sumo, lui spaurito ragazzetto, in
comune fra noi solo il codino. Col mio perizoma rosso, lo affronterei e lo
ridurrei a un qualcosina di piagnucolante e implorante e quando lo avessi messo
al tappeto lo guarderei con i miei occhietti strizzati all’insù fingendo
pietà; poi gli piomberei addosso con tutti i miei centottantacinque chili:
SPLAF !
Però,
adesso, sono solo una fragile ragazza bionda di cinquantacinque chili, e con
una gamba leggermente più corta dell’altra, o più lunga- dipende da quale si
ritiene della misura giusta-i fiori fra i capelli e un sogno, ahimé, che non si
è realizzato.
“Vieni
amore mio, avvinghiamoci in una lotta corpo a corpo, io, con tutto il mio
grasso ,il perizoma rosso oppure i capelli biondi le gambe delicate, il seno
piccolo e rotondo e tu con i capelli lunghi o corti, come sei o com’ eri ,
perché non importa quello che sembriamo adesso, ma è il riconoscersi, è la
lotta il mescolarsi che conta.
Sentirsi
la carne e la carne diventare noi.”
(2004) CR.
Si naviga a vista
seguendo appena
il profilo della costa
il giorno, e all’imbrunire
restan solo le stelle
da guardare
la polare a nord
nell’emisfero boreale
o la croce del sud
piuttosto in quello
australe, l’una o
l’altra è indifferente
il mare che non cambia
affatto e resta sotto
di noi verde e di sale.
Questo e poc’altro
abbiam di certo ,
l’acqua e il legno di una
barca piccola o grande
poco importa che
tanto resta sempre da
guidare , in porto o a un
faro o ancora in mare:
nessun viaggio resta
mai da terminare.
(1997) CR.
la musica mi cattura
rientro nel quadro
il pensiero è fisso
segue la stessa linea
La mia vita, la mia
vita scorre salvala
gentile ancora c’è
tempo forse
inutile –PLAY-
a G.B. (1995)
CR.
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