Cornee di sabbia note di poetica dal labirinto di un artista
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Indagheremo, in questa rubrica, sperando di porci sul
dorso impervio di un monte scosceso, le particelle minime del microcosmo di un
artista, cercando di cogliere le sfumature duttili e flessibili che andranno
poi a costituire l’ossatura di un’opera d’arte. Cercheremo le tessere che lo
scomposto mosaico interiore dell’artista medesimo, vorrà mostrarci, rilucenti
di sé, anche nel dolore, anche nelle albe più brune di questa mobile terra,
nella quale siamo immersi… SDS.
Presentazione del Libro d’Artista
“THE LAST PROSPETTIVA AEREA”
(Diario di Bordo)
di Pietro Messina
15 Gennaio 2006 – Galleria “La Corte”
Arte Contemporanea
- il volume è
reperibile esclusivamente contattando l’autore -
Si guarda alla
partenza
il cielo
e nulla ci trattiene
se non i ricordi
e la consapevolezza
di quanto da lassù,
vedremo…
Vorrei chiedere a Pietro
Messina se ha mai immaginato che un soundtrack, una colonna sonora, potesse
accompagnare questo suo “diario di bordo”, e di quali brani musicali potrebbe
mai esser composto.
Perché Io sento una
colonna sonora, che aerea, si modula ora dolcemente, come un adagio
malinconico, ora imperiosamente, come un battito forte che risuona in
sottofondo a sottolineare dall’alto il sorvolo e il paesaggio che si distende
sotto, suoni che arricchiscono e scompongono in sottotracce, i percorsi
pittorici di questa prospettiva, ultima, perché più, dall’alto, non si può
andare né il paesaggio poi ben distinguere, né più da vicino lo si può leggere
come così lo si può fare, librandosene sopra, “a volo d’uccello”.
Corre all’indietro
questa notte il vento
a scoprire un alba
fredda
a coglier i primi
raggi del sole che la riscalderanno
e risucchia date,
luoghi,
come carte di un
gioco da non più giocare.
Si compone e si disfa il
paesaggio che scorre alla vista, ma vive feroce nei sensi dell’artista, e nei
sensi si altera di significato. E un gioco di sguardi non s’intreccia con
l’altro da sé, che infatti è veduto e non vede. E’ cavia dell’esplorazione, è
virus che si propaga al suolo, è colore cangiante, come le umane debolezze.
Nel cielo aperto da
ferite di luce
si riflette il manto
terreno
riluccicando come
d’arcobaleno.
Se adesso si fermasse
il sorvolo
corsa che
dall’infanzia precipita alla morte
un sentimento
disperato, prenderebbe
d’aver perduto
l’infinito scampo.
Medesimo paesaggio,
fotografato, dipinto e colto, nella sua evoluzione, di stagioni – invernali,
estive - e di evoluzioni strutturali, in una ricomposizione semiotica, di
biologica transizione, dell’umana condizione.
Cambiamento v’è stato,
solo nell’aggregazione delle forme, e nel mutarsi dei colori, che sono ora
candore, ora rabbia, ora vergogna, ora gioia, ora tepore, ora purezza, ora occultamento,
ora lussureggiante speranza, ora nera lacerazione che ferisce e ricorda la
fragilità dell’essente.
Dall’alto, da sù, non si
scorgono dettagli, non si dettagliano espressioni, volti, perché se anche ciò
fosse stato possibile, non era questo che l’artista e quindi Pietro Messina e
il suo volo, cercavano. Né è possibile ascoltare umane voci e neanche l’eco del
silenzio del cosmo. Non interessano, ora. Forse, non interessano più, perché il
pittore come ogni artista, anela novazione, e libertà.
Forse il salto dove
il dolore diventa tempo
la gioia percezione
melodiosa d’istante
e il cielo si
decolora
le nubi spariscono
è tutto sfuma
divenendo storia universale.
Questo volo conduce a
scoprire,
a e registrare.
Frigerizzando
l’attimo, in tante tessere componibili.
V’è anche una
leggerezza, vaga e diversa, in questi tasselli, in queste tavole, che
fotografano il viaggio di un anno, di Pietro Messina, e v’è stupore e incanto,
pure, e timore, nel rivedere, ripassandovi sopra con la fantasia, mutamenti immutati,
che con umiltà quasi bigotta, con sincerità disincantata, Messina, ha
rappresentato, scorgendoli dall’alto, con rigore e compassione.
Ma comunque in Pietro
Messina v’è un cuore che ama, la vita, l’uomo, l’amore.
E la notazione che ha
dell’inevitabile, del divergere dell’una verso l’altro, tradendo e
mistificando, idealizzando e disilludendo, le aspettative, conduce l’artista a
dipingere, dall’alto, sorvolando, necessariamente.
Viene il tempo,
tardi,
di comprendere quanto
si è perduto,
il male fatto e
quello subito,
e idealisticamente si
spera
di coglierci o
d’esser colti,
dall’alto,
in un giorno di sole.
AP.
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presutti@poetando.it
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Messina, o contattarlo per qualsivoglia collaborazione e interesse verso la sua
arte, scrivere a:
Redazione Porpore
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