Marcello Landi (Cecina,
14/08/1916 – Roma, 08/12/1993).
Di Marcello Landi,
per me uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, non vi lascio note bio-bibliografiche
e critiche, che per inciso varrebbe la pena ricercare, ma alcune splendide
poesie e una “chicca”: il Manifesto dell’Eaismo, il primo movimento artistico dell’immediato
dopoguerra che si ispirava alla bomba atomica. Partendo dalla constatazione che
si era ormai entrati, di fatto e brutalmente, nell’Era Atomica, L’E-A-ismo,
appunto, cercava di rifondare il senso dell’arte alla luce di quella che veniva
considerata una rottura ineludibile nel rapporto uomo-uomo e uomo-mondo. Tale progetto
nacque nel 1948 a Livorno ad opera di un manipolo di artisti di estrazione
varia, tra cui il nostro Landi. Trovo che il nucleo di quel progetto iniziale
sia straordinariamente attuale. Leggere per credere!
Io non so quale fu il mio paese
Io
non so quale fu il mio paese,
quella
mano di case si stagliava nel niente,
portava
al mare, portava ai monti,
ogni
paese ha sempre un'attesa,
è
un fazzoletto per aria.
Gli
uomini, laggiù, guardano i treni,
hanno
la cassa già pronta,
aspettano,
sui campi, che giunga l'ora
e
non pensarci più.
Non
ho amato nemmeno la mia terra,
ogni
terra è appesa nello spazio,
non
fa che indicarci la fuga
dal
suo spavento.
Forse
il mio sangue fu sempre malato,
non
sono mai andato d'accordo
con
i canti sull'aia,
negli
occhi dei passeri scoprivo la verità
più
chiara e semplice di quella dei poeti.
Io
non so quale fu il mio paese,
quella
mano di case si stagliava nel niente,
portava
al mare, portava ai monti:
là,
in quei voli, gli inesplicabili treni...
(Marcello Landi)
Maremma
Ci
abbracciarono le spiagge, malmenati orizzonti
sulla
sabbia annerita dai cavalli
verso
la notte, alle case cerchiate negli occhi:
l'infanzia
è là, impigliata tra le canne
in
brandelli di rosso: appena si moriva
insieme
ai butteri con una Madonna sola.
Di
quel tempo, maremma, uno straccio è rimasto,
una
camicia, forse, ròsa dall'alghe,
che
ci teneva il cuore, ora che gli orizzonti
si
sono vendicati in nubi d'ansia,
in
fumate d'addio, ora che il mare
non
s'è accorto con gli anni di tradire
anche
la nostra vita ferma al muricciolo
e
quei passi ha coperto, senza colpa.
(Marcello Landi)
A Wolf
Fu
a notte, dissero, a notte,
la
morte lo avvolse nel sonno,
le
zampe,
la
bella testa fermata
con
tutti i prati d'erba,
di
mare,
nelle
ore percosse dal sole
o
sotto la luna
fermo
ad aspettarci
con
gli occhi laggiù ai monti
chi,
primo, lo prese tra le braccia.
Era
sempre voltato
in
macchina
agli
orizzonti che morivano
e
tutto moriva
come
a notte ti avvenne
aspettando
qualcuno.
Ma
eri sempre lontano,
felino
e staccato
da
questa terra,
ti
andavano a genio i pittori
da
Natalino che urlava,
da
Cesare, Piram, al Pontino.
Si
dice che una lacrima
sia
la impazienza
di
rivederci ancora
(in
questo falso gettone
di
un giorno di sole).
Una
lacrima e basta
per
te
voltato
a guardare
gli
orizzonti che tu lasciavi
e
che ti lasciavano
come
un giuoco di morte,
Wolf.
(Marcello Landi)
MANIFESTO DELL’EAISMO
Il giorno 3 settembre 1948, presso la
Scuola d’Arte “Amedeo Modigliani”, VOLTOLINO FONTANI, ANGIOLO SIRIO PELLEGRINI,
e ALDO NERI (pittura), MARCELLO LANDI e GUIDO FAVATI (poesia), hanno gettato le
basi del movimento EAISTA.
L’EAISMO vuole riportare l’arte a riattingere
i suoi supremi valori, cioè ad esprimere con essenzialità ed intimità la nostra
presenza nel mondo. Esso si propone perciò di liberare l’espressione artistica
dai cerebralismi in cui s’è invischiata nell’ultimo cinquantennio e di
ricondurla alla necessaria naturalezza intesa ad esprimere con la maggiore
umanità d’impegno e coerenza espressiva i problemi che ci urgono dentro come uomini
prima che come artisti.
Si chiama EAISMO, cioè movimento dell’Era
Atomica (E, A, ismo) perché la scoperta dell’energia atomica è riguardata dagli
EAISTI come l’acquisizione di un principio capace di rivoluzionare la nostra
concezione dell’universo, e quindi di alterare quell’equilibrio sentimentale
morale che in essa trovava il suo appoggio e la sua giustificazione, e capace
perciò di metterci di fronte a problemi di incalcolabile portata, quali quelli
posti dall’inadeguatezza e sconcordanza oggi esistenti fra la verità e libertà
raggiunte dal pensiero scientifico e il tono retrivo e tradizionale della
nostra vita sentimentale e morale.
Condanna perciò tutti i movimenti i
quali, non avvertendo l’urgenza di saggiare con sincerità di intenti e
profondità di introspezione i valori umani capaci di resistere saldamente (come
unici punti certi di riferimento) nella nuova concezione dell’universo e di
percepire quelli nuovi che ci si annunciano, concepiscono l’arte come un
rifugio da iniziati e come un’oasi in cui rinchiudersi lungi dal travaglio
complesso dell’umanità; ed in particolare condanna:
I. – IL FUTURISMO, perché della realtà si
propone di illustrare soltanto l’aspetto esteriore visivo, suggerendo una
banale sovrapposizione di piani come resultato meccanico di un succedersi di immagini
ottiche nella retina e non l’intima problematicità del reale.
II. – IL CUBISMO, che della realtà
intende solo celebrare gli aspetti fisici o, in casi particolari, esprimere su
di essa un giudizio soggettivo e parziale, senza intenderla nella sua ricchezza
di suggerimenti, svellendola dal suo profondo senso di divinità.
III. – IL FAUVISMO, perché del reale
esprime soltanto lo splendore esterno, in un gioco funambolesco di astratto
candore, senza preoccuparsi di penetrarne i motivi umani.
IV. – IL SURREALISMO, perché concepisce
l’espressione artistica come un esperimento d’automatismo di natura
sub-cosciente anziché adoperare i mezzi espressivi come consapevole strumento
per tradurre in parole e in figura un sentimento dominato dell’animo.
V. – L’ESISTENZIALISMO, perché vuol
concepire la presenza dell’uomo nel mondo come effetto di un gioco crudele di
forze a lui estranee, senza preoccuparsi di affermarne invece il valore e
l’essenza, solo perseguendo i quali ci si può invece sottrarre allo
smarrimento, alla vertigine, alla nausea.
VI. - L’ERMETISMO, perché riduce la
parola ad un puro fatto fonico e musicale, negandole la sua naturale funzione
di significatrice di una realtà concreta, che sola le dà consistenza e valore.
VII. – L’ASTRATTISMO, perché,
analogamente a quanto fa l’ermetismo con la parola, adopera il segno e il
colore come elementi di un puro gioco arbitrario, non più capaci di significare
l’umanità della visione, né di comunicarla allo spettatore.
VIII. – IL LETTRISMO e il suo più stretto
progenitore, il DADAISMO, i quali, nella voluta elementarità del suono puerile
esprimono dell’epoca moderna solo l’aspetto dello smarrimento e del balbettio
anziché ricercare quali fondamentali i valori di essa siano capaci di salvarsi
nella disintegrazione, anche spirituale, che ci minaccia.
L’EAISMO propone perciò all’indagine
artistica un nuovo contenuto, invitando gli artisti a saggiare la consistenza e
solidità dei miti della nostra pericolante umanità, convinto com’è della
necessità che l’arte riprenda contatto con la realtà della vita ed i suoi
sentimenti con impegno e sincerità; e propone altresì, su un piano tecnico, di
esprimere i risultati lirici e figurativi di quell’indagine con essenzialità,
sinteticità ed intuibilità.
Quanto sopra è espresso più distesamente
nelle risposte alle seguenti domande:
Possono gli aspetti dell’EAISMO essere
universalmente accettabili? Non avranno essi punti di contatto con altri
recenti movimenti? Costituisce l’EAISMO soltanto una presa di posizione
polemica in opposizione ad altri ismi, od è effetto di una convinzione
spontanea scaturita da particolari esigenze della nostra epoca? Risponde a
necessità latenti nel nostro secolo, o si forgiano nuove idee isolate e astoriche?
Il vero volto dell’EAISMO è un formulario di proposizioni volutamente affermate
allo scopo di distinguerlo dal già fatto, o deriva da una logica
inequivocabile? Infine: la realizzazione della pittura e della poesia eaiste
sarà legata alla enunciazione di un particolare procedimento tecnico e
dialettico, o sarà da attuarsi in libertà di espressione?
Il movimento eaista (EAISMO) che vuole
affermare la necessità che l’arte sia coerente con le esigenze spirituali e coi
problemi fondamentali dell’epoca in cui essa fiorisce, bandisce la necessità
che la manifestazione artistica sia adeguata agli aspetti del pensiero umano e
della umana sensibilità conseguenti alla evoluzione tecnico-dinamica e
filosofica dell’umanità. Il progresso meccanico, le grandi scoperte
scientifiche e massimamente la disintegrazione atomica, costituiscono gli
ultimi punti di arrivo del pensiero umano alla fine del secondo millennio d.C.,
ma non ha finora con essi alcun legamento e coerenza l’arte, di cui peraltro si
sente comunemente la necessità che sia progressiva e quindi aderente all’epoca.
Per quanto riguarda la pittura, Picasso, Braque,
Matisse, Chagall, e per certi aspetti Modigliani, Campilli e Sironi, non hanno
avvertito in parte il bisogno di cogliere e di esprimere con esauriente impegno
il senso complesso dell’umanità che si evolve, e le più volte si sono rifugiati
nella raffinata degustazione delle primitive espressioni dell’uomo: egizio,
paleocristiano, negroide ecc., incuranti del travaglio spirituale dell’età in
cui viviamo, sintomo questo, che ci avverte di come ci sia chi possa agire più
perché spinto da esigenze snobistiche e borghesi, che per effetto di ponderate
riflessioni: le quali sono invece le sole che possano metterci in condizione di
individuare verità e necessità irrecusabili della nostra patita umanità, e non
coglierne il senso in termini di arte: il che è illogico oltreché immorale da
un punto di vista artistico.
L’età del mondo è nell’aria e in ogni
cosa: la nostra vecchiezza la portiamo nel sangue fin da fanciulli, e un uomo
adulto non potrà mai più essere un bambino.
Contro tali e siffatte posizioni si pone
l’arte EAISTA, la quale asserisce l’urgenza di esprimere il senso della nostra
epoca anche nel carattere che essa ha di non consentire più una calma ed
assorta elaborazione mentale dei dati della sensibilità; e non è quindi in
contrasto col velocismo realizzativo d’oggi della meccanica, della fisica,
della chimica; e rinnega altresì le aberrazioni letterarie e i deformismi di
moda per rirportare l’arte ai suoi valori universali.
L’EAISMO non avrà punti di contatto con i
movimenti artistici odierni, perché, contrariamente a ciò che essi fanno,
esprimerà sempre, ed impegnativamente, in essenzialità ed intimità, la presenza
dell’uomo nel mondo, pur servendosi, per esprimerla, di tutti i contributi
culturali e tecnici, che questa epoca può mettere a sua disposizione.
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