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segue da Elementi

a cura di Riccardo Caccia

Marcello Landi (Cecina, 14/08/1916 – Roma, 08/12/1993).

 

 

 

Di Marcello Landi, per me uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, non vi lascio note bio-bibliografiche e critiche, che per inciso varrebbe la pena ricercare, ma alcune splendide poesie e una “chicca”: il Manifesto dell’Eaismo, il primo movimento artistico dell’immediato dopoguerra che si ispirava alla bomba atomica. Partendo dalla constatazione che si era ormai entrati, di fatto e brutalmente, nell’Era Atomica, L’E-A-ismo, appunto, cercava di rifondare il senso dell’arte alla luce di quella che veniva considerata una rottura ineludibile nel rapporto uomo-uomo e uomo-mondo. Tale progetto nacque nel 1948 a Livorno ad opera di un manipolo di artisti di estrazione varia, tra cui il nostro Landi. Trovo che il nucleo di quel progetto iniziale sia straordinariamente attuale. Leggere per credere!

 

 

Io non so quale fu il mio paese

 

Io non so quale fu il mio paese,

quella mano di case si stagliava nel niente,

portava al mare, portava ai monti,

ogni paese ha sempre un'attesa,

è un fazzoletto per aria.

        Gli uomini, laggiù, guardano i treni,

        hanno la cassa già pronta,

        aspettano, sui campi, che giunga l'ora

        e non pensarci più.

Non ho amato nemmeno la mia terra,

ogni terra è appesa nello spazio,

non fa che indicarci la fuga

dal suo spavento.

        Forse il mio sangue fu sempre malato,

        non sono mai andato d'accordo

        con i canti sull'aia,

        negli occhi dei passeri scoprivo la verità

        più chiara e semplice di quella dei poeti.

Io non so quale fu il mio paese,

quella mano di case si stagliava nel niente,

portava al mare, portava ai monti:

là, in quei voli, gli inesplicabili treni...

 

(Marcello Landi)

 

 

Maremma

 

Ci abbracciarono le spiagge, malmenati orizzonti

sulla sabbia annerita dai cavalli

verso la notte, alle case cerchiate negli occhi:

l'infanzia è là, impigliata tra le canne

in brandelli di rosso: appena si moriva

insieme ai butteri con una Madonna sola.

Di quel tempo, maremma, uno straccio è rimasto,

una camicia, forse, ròsa dall'alghe,

che ci teneva il cuore, ora che gli orizzonti

si sono vendicati in nubi d'ansia,

in fumate d'addio, ora che il mare

non s'è accorto con gli anni di tradire

anche la nostra vita ferma al muricciolo

e quei passi ha coperto, senza colpa.

 

(Marcello Landi)

 

 

A Wolf

 

Fu a notte, dissero, a notte,

la morte lo avvolse nel sonno,

le zampe,

la bella testa fermata

con tutti i prati d'erba,

di mare,

nelle ore percosse dal sole

o sotto la luna

fermo ad aspettarci

con gli occhi laggiù ai monti

chi, primo, lo prese tra le braccia.

Era sempre voltato

in macchina

agli orizzonti che morivano

e tutto moriva

come a notte ti avvenne

aspettando qualcuno.

Ma eri sempre lontano,

felino e staccato

da questa terra,

ti andavano a genio i pittori

da Natalino che urlava,

da Cesare, Piram, al Pontino.

Si dice che una lacrima

sia la impazienza

di rivederci ancora

(in questo falso gettone

di un giorno di sole).

Una lacrima e basta

per te

voltato a guardare

gli orizzonti che tu lasciavi

e che ti lasciavano

come un giuoco di morte,

Wolf.

 

(Marcello Landi)

 

 

 

 

MANIFESTO DELL’EAISMO

 

 

            Il giorno 3 settembre 1948, presso la Scuola d’Arte “Amedeo Modigliani”, VOLTOLINO FONTANI, ANGIOLO SIRIO PELLEGRINI, e ALDO NERI (pittura), MARCELLO LANDI e GUIDO FAVATI (poesia), hanno gettato le basi del movimento EAISTA.

 

            L’EAISMO vuole riportare l’arte a riattingere i suoi supremi valori, cioè ad esprimere con essenzialità ed intimità la nostra presenza nel mondo. Esso si propone perciò di liberare l’espressione artistica dai cerebralismi in cui s’è invischiata nell’ultimo cinquantennio e di ricondurla alla necessaria naturalezza intesa ad esprimere con la maggiore umanità d’impegno e coerenza espressiva i problemi che ci urgono dentro come uomini prima che come artisti.

 

            Si chiama EAISMO, cioè movimento dell’Era Atomica (E, A, ismo) perché la scoperta dell’energia atomica è riguardata dagli EAISTI come l’acquisizione di un principio capace di rivoluzionare la nostra concezione dell’universo, e quindi di alterare quell’equilibrio sentimentale morale che in essa trovava il suo appoggio e la sua giustificazione, e capace perciò di metterci di fronte a problemi di incalcolabile portata, quali quelli posti dall’inadeguatezza e sconcordanza oggi esistenti fra la verità e libertà raggiunte dal pensiero scientifico e il tono retrivo e tradizionale della nostra vita sentimentale e morale.

 

            Condanna perciò tutti i movimenti i quali, non avvertendo l’urgenza di saggiare con sincerità di intenti e profondità di introspezione i valori umani capaci di resistere saldamente (come unici punti certi di riferimento) nella nuova concezione dell’universo e di percepire quelli nuovi che ci si annunciano, concepiscono l’arte come un rifugio da iniziati e come un’oasi in cui rinchiudersi lungi dal travaglio complesso dell’umanità; ed in particolare condanna:

 

            I. – IL FUTURISMO, perché della realtà si propone di illustrare soltanto l’aspetto esteriore visivo, suggerendo una banale sovrapposizione di piani come resultato meccanico di un succedersi di immagini ottiche nella retina e non l’intima problematicità del reale.

 

            II. – IL CUBISMO, che della realtà intende solo celebrare gli aspetti fisici o, in casi particolari, esprimere su di essa un giudizio soggettivo e parziale, senza intenderla nella sua ricchezza di suggerimenti, svellendola dal suo profondo senso di divinità.

 

            III. – IL FAUVISMO, perché del reale esprime soltanto lo splendore esterno, in un gioco funambolesco di astratto candore, senza preoccuparsi di penetrarne i motivi umani.

 

            IV. – IL SURREALISMO, perché concepisce l’espressione artistica come un esperimento d’automatismo di natura sub-cosciente anziché adoperare i mezzi espressivi come consapevole strumento per tradurre in parole e in figura un sentimento dominato dell’animo.

 

            V. – L’ESISTENZIALISMO, perché vuol concepire la presenza dell’uomo nel mondo come effetto di un gioco crudele di forze a lui estranee, senza preoccuparsi di affermarne invece il valore e l’essenza, solo perseguendo i quali ci si può invece sottrarre allo smarrimento, alla vertigine, alla nausea.

 

            VI. - L’ERMETISMO, perché riduce la parola ad un puro fatto fonico e musicale, negandole la sua naturale funzione di significatrice di una realtà concreta, che sola le dà consistenza e valore.

 

            VII. – L’ASTRATTISMO, perché, analogamente a quanto fa l’ermetismo con la parola, adopera il segno e il colore come elementi di un puro gioco arbitrario, non più capaci di significare l’umanità della visione, né di comunicarla allo spettatore.

 

            VIII. – IL LETTRISMO e il suo più stretto progenitore, il DADAISMO, i quali, nella voluta elementarità del suono puerile esprimono dell’epoca moderna solo l’aspetto dello smarrimento e del balbettio anziché ricercare quali fondamentali i valori di essa siano capaci di salvarsi nella disintegrazione, anche spirituale, che ci minaccia.

 

            L’EAISMO propone perciò all’indagine artistica un nuovo contenuto, invitando gli artisti a saggiare la consistenza e solidità dei miti della nostra pericolante umanità, convinto com’è della necessità che l’arte riprenda contatto con la realtà della vita ed i suoi sentimenti con impegno e sincerità; e propone altresì, su un piano tecnico, di esprimere i risultati lirici e figurativi di quell’indagine con essenzialità, sinteticità ed intuibilità.

 

            Quanto sopra è espresso più distesamente nelle risposte alle seguenti domande:

 

            Possono gli aspetti dell’EAISMO essere universalmente accettabili? Non avranno essi punti di contatto con altri recenti movimenti? Costituisce l’EAISMO soltanto una presa di posizione polemica in opposizione ad altri ismi, od è effetto di una convinzione spontanea scaturita da particolari esigenze della nostra epoca? Risponde a necessità latenti nel nostro secolo, o si forgiano nuove idee isolate e astoriche? Il vero volto dell’EAISMO è un formulario di proposizioni volutamente affermate allo scopo di distinguerlo dal già fatto, o deriva da una logica inequivocabile? Infine: la realizzazione della pittura e della poesia eaiste sarà legata alla enunciazione di un particolare procedimento tecnico e dialettico, o sarà da attuarsi in libertà di espressione?

 

            Il movimento eaista (EAISMO) che vuole affermare la necessità che l’arte sia coerente con le esigenze spirituali e coi problemi fondamentali dell’epoca in cui essa fiorisce, bandisce la necessità che la manifestazione artistica sia adeguata agli aspetti del pensiero umano e della umana sensibilità conseguenti alla evoluzione tecnico-dinamica e filosofica dell’umanità. Il progresso meccanico, le grandi scoperte scientifiche e massimamente la disintegrazione atomica, costituiscono gli ultimi punti di arrivo del pensiero umano alla fine del secondo millennio d.C., ma non ha finora con essi alcun legamento e coerenza l’arte, di cui peraltro si sente comunemente la necessità che sia progressiva e quindi aderente all’epoca.

 

            Per quanto riguarda la pittura, Picasso, Braque, Matisse, Chagall, e per certi aspetti Modigliani, Campilli e Sironi, non hanno avvertito in parte il bisogno di cogliere e di esprimere con esauriente impegno il senso complesso dell’umanità che si evolve, e le più volte si sono rifugiati nella raffinata degustazione delle primitive espressioni dell’uomo: egizio, paleocristiano, negroide ecc., incuranti del travaglio spirituale dell’età in cui viviamo, sintomo questo, che ci avverte di come ci sia chi possa agire più perché spinto da esigenze snobistiche e borghesi, che per effetto di ponderate riflessioni: le quali sono invece le sole che possano metterci in condizione di individuare verità e necessità irrecusabili della nostra patita umanità, e non coglierne il senso in termini di arte: il che è illogico oltreché immorale da un punto di vista artistico.

 

            L’età del mondo è nell’aria e in ogni cosa: la nostra vecchiezza la portiamo nel sangue fin da fanciulli, e un uomo adulto non potrà mai più essere un bambino.

 

            Contro tali e siffatte posizioni si pone l’arte EAISTA, la quale asserisce l’urgenza di esprimere il senso della nostra epoca anche nel carattere che essa ha di non consentire più una calma ed assorta elaborazione mentale dei dati della sensibilità; e non è quindi in contrasto col velocismo realizzativo d’oggi della meccanica, della fisica, della chimica; e rinnega altresì le aberrazioni letterarie e i deformismi di moda per rirportare l’arte ai suoi valori universali.

 

            L’EAISMO non avrà punti di contatto con i movimenti artistici odierni, perché, contrariamente a ciò che essi fanno, esprimerà sempre, ed impegnativamente, in essenzialità ed intimità, la presenza dell’uomo nel mondo, pur servendosi, per esprimerla, di tutti i contributi culturali e tecnici, che questa epoca può mettere a sua disposizione.


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